È sempre Italia-Germania (ma stavolta il calcio non c’entra)

Torna il derby d'Europa

Italia-Germania, stretta di mano tra i rispettivi ministri dell'economia

2017, si ricomincia: Italia-Germania 0-0 e palla al centro…

Il 2017 sarà un anno cruciale per l’eurozona: si vota in Olanda, Francia, Germania e – secondo alcuni – forse anche in Italia. In questo quadro di incertezza generale i rapporti tra Italia e Germania, non sul campo di calcio ma in quello della politica e dell’economia, stanno diventando sempre più difficili.

Il modulo di gioco dei tedeschi

Germania, nazionale di calcio tedescaIn Germania l’interesse è uno solo, e grosso: mantenere il regime dell’euro così com’è. Lo status quo avvantaggia i tedeschi per molti motivi, soprattutto mantenendo un “gigante ferito” come l’Italia in perenne tutela, lasciando fuori dal livello europeo ogni salvataggio pubblico e, ancor peggio, l’ingente debito pubblico nazionale.

Berlino, dopo la crisi del 2008, ha imposto all’Europa un periodo di austerity invece che di rilancio economico, tutelando solo il suo ristretto interesse particolare. La Germania beneficia da oltre un decennio di una moneta svalutata (l’euro è più debole rispetto al come sarebbe il marco oggi): esportazioni a gonfie vele e nuove quote di mercato. La politica di Draghi avvantaggia l’industria tedesca perché le aziende possono spingere la produzione finanziandosi a tasso quasi zero presso banche risanate quando l’Europa lo permetteva.

Gli errori in difesa dell’Italia

Italia, nazionale di calcio italianaCominciamo dalla fine: la pessima gestione del caso Mps da parte delle autorità italiane ha di fatto rafforzato la Germania, che ora dispone di maggior potere negoziale. Renzi, impegnato con il referendum e con i problemi d’immagine sua e del suo giglio magico, ha trascinato fino all’estremo la decisione di un intervento pubblico nella banca senese: il risultato è stato indebolire tutto il sistema bancario italiano, prendere bacchettate dalla Vigilanza della Bce, e ricevere l’umiliante comunicazione della Bce della necessità di 8,8 miliardi per il salvataggio del Monte contro i 5 fino ad allora preventivati. Il susseguirsi di questi ultimi avvenimenti ha rafforzato ancora di più la morsa in cui la Germania tiene stretta l’Italia. Morsa da cui sarà sempre più difficile divincolarsi.

Facciamo due conti: per salvare MPS servono 20 mld, per scongiurare l’aumento dell’IVA il Governo ha bisogno di trovare altri 19 mld in manovra 2017. Cosa resta per per dare impulso alla crescita economica, che serve disperatamente a un’Italia che appunto senza crescita non riesce a uscire dal tunnel? Crescita a parte, che si fa con le pensioni, i servizi sanitari, e altre spese sociali? Tagliamo tutto o al limite congeliamo queste voci di spesa per abbattere i debiti e guadagnarci “la fiducia dei mercati”? È un dato di fatto: il tenore di vita in Italia è lo stesso del 2000, se questa situazione non cambia e non si evolve ad un certo punto gli italiani potrebbero dire di voler uscire dall’euro. Meglio l’Italia fuori dall’euro che un paese impantanato nella sua stagnazione.

In Europa ci dicono: solo le “riforme strutturali” possono essere la via dell’Italia per ottenere la ripresa. Secondo gli esperti di Bruxelles e Berlino le riforme aumentano l’efficienza e la competitività e stimolano la ripresa economica. Renzi ci ha provato, ha fatto un po’ di confusione con il referendum mascherando un po’ di riforme con ben altre intenzioni e le urne l’hanno punito.

La Germania spinge l’Italia fuori dall’euro, Draghi fa muro. STOP, ora basta: che sia la Germania ad uscire dall’euro, e la smetta di approfittare delle debolezze italiane!

Ecco, siamo arrivati al cuore di questo articolo: abbiamo capito che far recuperare produttività all’Italia per via interna è molto più difficile di quel che si pensi, allora perché non far abbandonare l’euro al Belpaese, svalutando la lira e recuperando, come si faceva un tempo, competitività e ripresa con maggiori esportazioni e turismo? I tedeschi non approveranno mai alcun piano di salvataggio per l’Italia che possa pesare sui loro conti pubblici, è chiaro che l’ipotesi “Itexit” sia quantomeno non osteggiata da Berlino.

L’abbiamo detto in apertura, il 2017 sarà un anno fondamentale per l’eurozona. Sul tavolo ci sono le negoziazioni per la Brexit, le elezioni olandesi, francesi, tedesche, forse quelle italiane. Molti sono i punti di disaccordo sul tavolo europeo, a partire dalla spinosa questione dei rifugiati. In campo economico invece le economie di Italia, Francia e Spagna viaggiano in maniera più o meno coordinata ed è proprio la Germania ad essere “fuori dal coro” e contraria a una maggiore integrazione europea. Berlino osteggia un ministro delle Finanze comune, gli eurobond, una difesa comune, una politica fiscale comune. La Germania resta sorda e insensibile ai richiami di Bruxelles, a cominciare da quello per l’eccesso di squilibrio della bilancia commerciale.

Se la Germania vuole solo avvantaggiarsi a danno degli altri paesi non sarebbe sbagliato smetterla di paventare l’Itexit e invece cominciare a parlare seriamente di Dexit

Ipse Dixit

“Con la crescita economica che va a rilento e la crisi dei rifugiati fuori controllo, l’Unione europea è sul punto di rottura ed è destinata a subire un’esperienza simile a quella dell’Unione Sovietica nei primi anni ’90”.

– George Soros

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