“È inaffondabile”: l’incredibile storia della banca che finanziò il Titanic (e voleva salvare MPS)

Un istituto da sempre "amico" dell'Italia, poi Renzi ha provato a mollargli Montepaschi

Titanic & J.P. Morgan

Definita «l’ancora di salvezza dei governi e degli istituti centrali», accolta in Italia con il tappeto rosso fin dal lontano 1910, la banca americana Jp Morgan in oltre 100 anni di onorata attività nel nostro Paese ha guadagnato miliardi. E non tutti sanno che proprio lui, John Pierpont (Jp) in persona, trovò la morte proprio a Roma, in un letto della suite reale del Grand Hotel.

Da Mussolini a Renzi, con Jp Morgan sempre a disposizione

Mussolini, il DuceAl Duce questo istituto ha finanziato il ritorno della lira nel gold standard, erano gli anni Venti, alla Fiat del secondo dopoguerra ha prestato soldi e aiuto sia in Italia che negli Stati Uniti. In tempi più recenti, Jp Morgan ha servito oltre al Vaticano (Ior) anche il governo Prodi (anni Novanta) per aiutare ad allineare i parametri per l’ingresso in Europa. La mano data fu grossa, e i servizi lautamente retribuiti. Arrivando ai giorni nostri, ecco l’operazione più visibile e clamorosa di Jp Morgan, ed anche quella andata peggio: nonostante l’impegno profuso dall’allora premier Renzi in affanno d’immagine, è terminata con un umiliante nulla di fatto.

Il (mancato) salvataggio di MPS

Questo capitolo è “una lunga storia breve“. Bocciata agli stress test e bollata come peggiore banca tra le 50 analizzate, Montepaschi fa suonare un campanello d’allarme nelle stanze del Governo che decide di affidare il suo destino ai “vecchi amici” di Jp Morgan. Oggi questa è la più grande banca americana, la terza al mondo per capitalizzazione. Un Renzi agitato e preoccupato dai problemi di immagine che affligono il suo governo, soprattutto se si parla di banche, offre un mandato in bianco ai banchieri americani. Qui accade un capovolgimento di gioco degno delle migliori partite tra campioni di poker: Jp Morgan predispone un piano (come al solito di “lacrime e sangue”) che prevede un complesso salvataggio di Rocca Salimbeni al costo ottimistico, tra commissioni ed interessi, superiore a quanto valeva Mps stessa in borsa! Parliamo di un assegno da circa 600 milioni di euro.

Senza entrare nei dettagli tecnici, vi tiriamo fuori solo qualche chicca: 5 miliardi da trovare sul mercato (10 volte il valore della stessa banca); naturalmente, cessione all’esterno di tutte le sofferenze, 28 mld; un prestito ponte da 6 miliardi per un massimo di 18 mesi fornito da Jp Morgan a Mps al tasso del 6% annuo. Data di inizio prevista per l’operazione: dicembre 2016.

Passano i giorni, ma il piano di salvataggio non riesce a partire, Mps non si salva. “Ci dispiace ma non si è fatto avanti nessuno“. Jp Morgan saluta i 600 milioni di commissioni e toccherà allo Stato provare il salvataggio a spese della colletività, nel 2017.

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Una banca universale e “turbolenta”

All’inizio del 2000, su firma dell’allora presidente usa Bill Clinton, Jp Morgan incorpora Chase Manhattan e poi Bank One, diventando quel gigante globale che ha innescato la grande crisi dei subprime del 2008. La banca è stata ritenuta responsabile del grande crac di quell’anno, dal quale si è salvata perché ha cominciato a uscire un anno prima dal settore immobiliare. «Abbiamo capito prima degli altri che la bolla stava per scoppiare». È in quei giorni convulsi che Jp Morgan viene costretta dal governo a rilevare Bear Stearns sull’orlo del collasso, Washington Mutual zeppa di mutui subprime, e a partecipare a caro prezzo al salvataggio di Aig. Successivamente, ha patteggiato 13 miliardi di dollari di risarcimento.

Nel 2010 (scandalo London Whale) la filiale di Londra della Jp Morgan perde la bellezza di 6 miliardi di dollari negoziando la compravendita di derivati. Se non è il karma, poco ci manca. Tra l’altro e come se fosse un dettaglio, ricordiamo che è stata anche multata (di parecchie centinaia di milioni di euro) per aver manipolato, insieme ad altre banche, il tasso Euribor, il tasso interbancario Libor e il tasso di cambio forex euro-dollaro.

Non si finisce mai di sbagliare

È all’inizio del secolo scorso che Jp Morgan comincia a “inciampare” sui propri passi. Lo sanno in pochi: nel 1902 la banca finanziò l’International mercantile marine company, la compagnia di navigazione che possedeva il più celebre dei transatlantici, il Titanic. Dopo il suo affondamento nel 1912, la compagnia fallì creando un danno economico alla Jp Morgan, che proprio nell’inaffondabile Titanic aveva creduto. Prova che da sempre, anche per i grandi banchieri vale la legge di causa effetto, quella del Karma.

Jp Morgan

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